SIC "Stagni di Murtas e s'Acqua Durci"

Il SIC ITB040017 “Stagni di Murtas e S’Acqua Durci”, con una estensione di 745 ha è interamente ricompreso nel Comune di Villaputzu. Il sito è situato nella fascia costiera del Sarrabus, includendo al suo interno la foce del Rio Quirra e la porzione di territorio che si estende dal promontorio di Torre Murtas fino a Capo San Lorenzo. Qui la piana di Quirra da luogo ad un’ampia falcata sabbiosa lunga circa 8 km.

Nella parte più a nord l’area SIC include la zona umida degli stagni di Murtas, mentre verso sud il limite si restringe fin solo al cordone litorale, in corrispondenza dei modesti rilievi granitici di “Sa Iba Manna” e “Sa Perda de Su Crobu”, per poi ampliarsi nuovamente, circoscrivendo, verso la foce del Rio Flumini Durci (tratto terminale del Rio Quirra), l’area umida di Pranu Gialea, modesta piana alluvionale che termina a mare con gli stagni di retroduna di Beccarinu e Pardu Mareus. Il SIC include anche l’intero tratto di mare prospiciente il litorale.

L’area circostante il SIC è caratterizzata da vari rilievi, i più vicini e degni di nota sono: a nord M. Arrubio (106 m s.l.m.), a sud “Br. cu Croccoriga” (220 m s.l.m.), nella zona sud-orientale “Capo S. Lorenzo”  mentre ad occidente la S.S. 125.

Dal punto di vista cartografico la zona è individuata nelle sezioni “549 080 - Castello di Quirra” e, in piccolissima parte, “549 120 – Capo S. Lorenzo” della Carta Tecnica Regionale della Regione Autonoma della Sardegna.

 

Nome sito

S.I.C. “Stagni di Murtas e S'Acqua Durci”

Codice identificativo Natura 2000

ITB040017

Area

744 Ha

Altitudine minima

0 m

Altitudine massima

54 m

Longitudine*

-

Latitudine*

-

Regione biogeografia

Mediterranea

*coordinate ricavate dal Formulario Standard 2013

 

Nella zona non vi sono centri urbani o insediamenti turistici. Il sito ricade infatti in buona parte entro i confini del poligono militare di San Lorenzo che, seppur limitando il libero accesso a mare da parte dei turisti e dei residenti, ha contribuito a preservare la naturalità paesaggistica del territorio evitando l’urbanizzazione dell’area. D’altra parte, le esercitazioni militari, che rappresentano le maggiori attività d’utilizzo dell’area, costituiscono un fattore di degrado degli ambienti dunali, retrodunali e di spiaggia.